C’è una frase che ho sentito in uno short su YouTube e che mi ha colpito, ma mi ha colpito così tanto che potrei metterlo tra le cose che mi hanno più illuminato negli ultimi anni: “Scrivere bene è pensare bene, scrivere male è pensare male.”
Vi giuro, non ci avevo mai riflettuto consapevolmente fino a quel momento. È una di quelle cose che sai, ma finché non le senti dette, non ti rendi conto di quanto siano vere.
Scrivere è, in fondo, l’atto di dare una forma concreta ai nostri pensieri. E se questi pensieri sono confusi, disordinati, vaghi… anche il nostro testo lo sarà.
Mi sono spesso trovato, nel mio lavoro e nella mia vita personale, a dover mettere ordine nelle cose: processi, progetti, comunicazioni, obiettivi. Ogni volta che mi bloccavo, che qualcosa non funzionava, tornavo sempre allo stesso punto: non era chiaro, nemmeno nella mia testa.
Allora aprivo una pagina bianca. E scrivevo. (quando scrivo scrivere non intendo per forza a penna ne per forza un testo)
Scrivevo per spiegarmi qualcosa, per risolvere un problema, per chiarire una decisione. Non per gli altri, ma per me. Era in quel momento che capivo se avevo davvero capito.
Ci sono persone che sono convinte di poter gestire tutto senza scrivere nulla.
Niente documentazione, niente note, niente piani messi per iscritto.
È una forma di fiducia cieca nella propria memoria e nella propria chiarezza mentale. Ma spesso è solo un’illusione. La mente umana è brillante, sì, ma è anche caotica, volatile, piena di bias e scorciatoie.
Pensare di poter condurre progetti, prendere decisioni, pianificare attività complesse senza mettere nulla per iscritto non è un segno di efficienza, è un rischio. È come voler costruire una casa senza disegni tecnici, solo “andando a intuito”.
Scrivere, anche solo per sé stessi, non serve solo a ricordare, ma a pensare con precisione, a strutturare, a chiarire, a prevenire errori.
Chi si rifiuta di farlo, spesso confonde la sensazione di controllo con il vero controllo.
Col tempo ho scoperto una verità semplice: non basta scrivere, ma bisogna scrivere bene.
Scrivere bene non significa solo scegliere le parole giuste. Significa pensare con precisione, avere una struttura mentale solida, saper distinguere ciò che è importante da ciò che è rumore.
Chi scrive male, spesso si nasconde dietro alla confusione. Chi scrive bene, invece, si espone. Si prende la responsabilità del proprio pensiero. E lo affina, lo lima, lo mette alla prova.
Non è una questione di talento. È una questione di disciplina.
Scrivere è come andare in palestra: alleni la mente a pensare con rigore, ad argomentare, a tagliare il superfluo. Non è sempre facile. A volte fa male. Ma ne vale la pena.
Nel mio percorso, tra tecnologia, strategia, progetti e relazioni, la scrittura è stata uno strumento silenzioso ma potentissimo.
Un foglio bianco mi ha spesso aiutato più di una riunione affollata. Un buon paragrafo ha chiarito più idee di ore di brainstorming.
Viviamo in un’epoca in cui tutti scrivono. Ma pochi scrivono bene.
E questo si vede, si sente, si paga.
Perché comunicare male, con clienti, colleghi, partner, significa pensare male. Significa perdere tempo, opportunità, rispetto.
Io non voglio solo scrivere per farmi capire.
Voglio scrivere per capirmi.
Perché se non so scriverlo, allora forse non lo so davvero.
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